Se fossero nati a Roma
ripensamenti di celebri liriche nella parlata romana
"E' un libro delizioso. Ogni romano dovrebbe averlo con se per rallegrarsi nei momenti di tristezza (e i non romani potrebbero imparare qualcosa)"
Pagine Vere / 7
anno 2009
pagine 48
€ 8,00 / speciale combo
ISBN 978-88-95988-03-0
Abstract
Prendete Dante, Petrarca, Foscolo, Leopardi, Manzoni, Pascoli, D’Annunzio, Montale e tanti altri “mostri sacri” della storia della poesia italiana e “traduceteli” in romano, anzi in romanesco. Non soltanto per quanto riguarda la lingua, ma anche per l’umore, l’atmosfera, i luoghi, le suggestioni che diventano quelle proprie di Roma e della sua cultura. L’operazione è coraggiosa, ma soprattutto rischiosa. Arcioni la porta a termine con grande arte e raffinata misura, dimostrando di avere sensibilità e cultura per potersela permettere. E’ così che Paolo e Francesca peccano sul lago di Bracciano, il pineto dannunziano si sposta dalle parti di Frattocchie de Marino e la leopardiana quiete dopo la tempesta diventa “er quietovive doppo er temporale”, con un tocco di magia che rende tutto altrettanto spontaneo e poetico degli originali.
Alessandro Manzoni, "Dar Carmagnola": Senti a destra uno squillo de tromma / a sinistra arisponne un comanno / tutta quanta la tera arimbomma / de cavalli che vanno zompanno, / de carette, sordati e dragoni / regolati da du' pizzardoni...
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